Rut, la feste di Pentecoste e il dono dello Spirito, a cura di G. Michelini
Anche se nell'interpretazione cristiana si tende ad associare la discesa dello Spirito Santo esclusivamente alla festa di Pentecoste, per ovvie ragioni legate al racconto nel libro degli Atti degli Apostoli, è vero che in occasione di ogni festa di pellegrinaggio, secondo la tradizione giudaica, è donato lo Spirito di Dio, come anche nella festa delle Settimane, o Pentecoste, a cui si allude nel libro di Rut (ambientato proprio durante la raccolta dell'orzo).
Per spiegare come il dono dello Spirito sia dato a Pentecoste si può riportare il bel commento midrashico al libro della Genesi, dove si legge una interessante elaborazione dell’episodio di Giacobbe al pozzo. Il patriarca, in cammino nelle regioni di oriente in cerca di una moglie, «vide nella campagna un pozzo e tre greggi di piccolo bestiame distese vicino, perché a quel pozzo si abbeveravano le greggi» (Gen 29,2). La caratteristica curiosa di quel pozzo era il fatto che «solo quando tutte le greggi si erano radunate là, i pastori facevano rotolare la pietra dalla bocca del pozzo e abbeveravano il bestiame» (Gen 29,3). Questo dettaglio ha scatenato l’esegesi ebraica, che ha visto nel pozzo la prefigurazione del Tempio di Gerusalemme, e nei tre greggi i simboli delle tre feste di pellegrinaggio durante le quali le tribù di Israele si radunavano nella città santa, oppure, secondo un’altra interpretazione, nell’acqua la Torah che esce da Sion e che dona la vita al popolo che ad essa si rivolge. Nel midrash, soprattutto, si dice che come le greggi si abbeveravano a quell’acqua viva, così i figli di Israele che si recavano a Gerusalemme per le tre feste di pellegrinaggio venivano riempiti di Spirito Santo.
Ma non solo lo Spirito è donato a coloro che si recano a Sion per le feste previste dalla Legge: esso scende anche su coloro che studiano la Torah, donata da Dio al Sinai. Nel commento midrashico a Rut, il dono dello Spirito è addirittura figurato attraverso fiamme che invadono la casa dove alcuni rabbini studiano la Torah. Vale la pena riportare il testo integralmente per cogliere le analogie con il racconto della Pentecoste del libro degli Atti: «Accadde un incidente – racconta Elisha – nel quale mi sono trovato coinvolto. Mio padre Avuyah era uno dei grandi della sua generazione. Quando venne il tempo della mia circoncisione, invitò tutti i notabili di Gerusalemme, e tra loro anche rabbi Eliezer e R. Yehoshua. Quando ebbero mangiato e bevuto, alcuni cominciarono a cantare, e allora R. Eliezer disse a R. Yehoshua: “Se questi si occupano delle loro cose [si sono messi a cantare], non potremmo noi occuparci delle nostre? [lo studio della Torah]”. Cominciarono così a discutere della Torah, e dalla Torah passarono ai Profeti, e da questi passarono agli Scritti. Queste parole li illuminavano come se fossero venute dal Sinai. E delle fiamme brillavano attorno a loro […] proprio come sta scritto, “il monte ardeva, con il fuoco che si innalzava fino alla sommità del cielo” (Dt 4,11). Mio padre Avuya allora esclamò: “Se questo è il grande potere della Torah, e se questo figlio vivrà, lo offrirò per lo studio della Torah” [e non per gli affari o il commercio]».
L’atmosfera che si respirava in quella casa, mentre i rabbini studiavano la Torah, ci riporta, secondo lo stesso commento dell’autore del midrash, proprio al Sinai. Chi studia la Torah, è circonfuso della stessa gloria e della Presenza di Dio che scendeva sul monte. Questo suggestivo racconto ci richiama alla mente non solo la Pentecoste cristiana, ma anche un episodio del Nuovo Testamento, quello di Gesù coi discepoli di Emmaus. Gesù che si mette a fare un tratto di strada coi discepoli, riprende in mano le Scritture, «cominciando da Mosè [la Torah] e da tutti i Profeti» (Lc 24,27). I due di Emmaus, commentando tra loro l’accaduto, dicono che «ardeva il loro cuore» (Lc 24,32), mentre Gesù spiegava quelle parole di Dio che si riferivano al Messia.
Per un approfondimento, si veda G. Michelini - G. Gillini - M. Zattoni, Rut. La straniera coraggiosa, San Paolo 2009