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Le donne, la tomba vuota e l'angelo. Il vangelo della risurrezione di Gesù (Mt 28,1-20)

Il racconto matteano della risurrezione del Signore si trova nell'ultima parte del vangelo di Matteo. Questa può essere suddivisa in tre quadri: il primo, dove sono riportati l’inaspettata notizia della tomba vuota, l’annuncio della risurrezione da parte di un angelo e la prima apparizione di Gesù (28,1-10), il secondo, con il racconto della corruzione delle guardie (28,11-15), e il terzo e conclusivo, nel quale il Risorto si mostra agli Undici e li invia ai pagani (28,16-20).

L’annuncio della risurrezione
Il racconto del vangelo di Matteo della tomba vuota e della prima apparizione del Risorto diverge per molti punti da quello degli altri vangeli. Non c’è da stupirsi: anzi, la diversità tra i vari racconti, «dovuta alla stesura dell’evangelista oppure alla varietà di tradizioni, lascia intendere che non si tratta di una creazione della comunità, perché in tal caso vi sarebbe una maggiore unità» (J. Caba). Poiché i racconti evangelici non sono solo storici, ma anche interpretazione teologica degli eventi lì narrati, ci dobbiamo aspettare che la mano di Matteo emerga in modo evidente attraverso alcuni dettagli che contraddistinguono il suo modo di scrivere e il suo pensiero.

Le donne alla tomba. Il dettaglio delle donne che in Matteo non vanno a ungere il corpo di Gesù (cfr. Mc 16,1), ma a «vedere» la tomba è significativo, e ritenuto storico da Craig A. Evans, che ha studiato da vicino la sepoltura giudaica al tempo di Gesù e la pratica dell’ossilegium. Infatti, «se l’intento delle donne è quello di piangere privatamente (come la Legge giudaica e i costumi permettevano) e, ancora più importante, prendere nota della precisa collocazione della tomba di Gesù (per poter poi raccogliere più avanti i suoi resti e, se possibile, riporli nella tomba di famiglia), allora abbiamo qui un racconto conforme agli usi giudaici». Questo poteva comportare, secondo una testimonianza mishnaica, anche il «porre un segnale» su un cadavere, per poterlo poi riconoscere dopo la sua decomposizione (prevista dai rabbini in un anno di tempo; vedi ancora il commento a 8,22); in tal caso, le donne avrebbero dovuto aprire il sepolcro, ma questo non è detto da Matteo (cfr. // Marco 16,3). Il racconto della tomba vuota è credibile anche perché è in tensione con l’idea che ci si aspettasse la risurrezione. Questa è piuttosto un evento inatteso, insperato dopo la tragedia della passione e dopo tutto il male e il dolore a cui si è assistito. Serve proprio qualcuno, un inviato di Dio, insomma, un angelo, che apra la tomba e svolga una funzione ermeneutica, spiegando quanto è accaduto.

Un angelo ritorna ora nel vangelo, dopo quello che appariva in sogno nei racconti dell’infanzia, e dopo quelli che hanno servito Gesù al termine delle sue prove (cfr. 4,11). La funzione degli angeli nel primo vangelo non è solo quella evocata da Gesù (che ne parla in contesti escatologici: cfr. 13,39.41; 16,27; 24,31 ecc.): svolgono un ruolo ermeneutico, devono cioè aiutare a interpretare gli eventi alla luce della fede. Come Giuseppe può prendere le giuste decisioni grazie all’angelo che gli appare in sogno, così le donne grazie all’angelo apprendono che Gesù è risorto. Un angelo deve anche aprire il sepolcro: il grande shofar di cui aveva parlato Gesù – e che accompagnerà la risurrezione dei morti, secondo 1Ts 4,16 e 1Cor 15,52 – è lo stesso che risuona per spalancare i sepolcri dei morti e che provoca i terremoti. All’apertura della tomba, mentre le guardie rimangono tramortite, le donne sono invitate a non avere paura: devono ascoltare il lieto annuncio e incontrare il Risorto.

Il Risorto è “semplicemente” Gesù. Come accadrà ancora dopo, con gli Undici, è lui che si fa incontro alle donne, e che viene descritto non come il Signore, titolo che ci si aspetterebbe dall’evangelista (vedi nota a 28,6), ma col nome di colui che – ora, davvero – «ha salvato» il suo popolo dai peccati: «Gesù» (28,9; cfr. 1,21). Le donne e i discepoli lo vedono. Il messaggio della Chiesa delle origini è che non vi è solo l’indizio della tomba vuota (che da solo non basta, e potrebbe essere erroneamente interpretato): vi è anche un incontro (che da solo non basta, e potrebbe essere creduto come un’illusione o una visione di un fantasma). Il fatto che le donne si prostrino davanti a Gesù e gli abbraccino i piedi è il segno che lui è vivo (il suo cadavere non è stato trafugato) e le sue apparizioni non sono un inganno (non è un fantasma).

Di seguito, una lectio di G. Michelini su questa pagina del vangelo (audio e video)

AUDIO  della Lectio -

La tomba della famiglia di Erode, a Gerusalemme, come si vede oggi. Un esempio di sepoltura del I secolo.

La Risurrezione di Victor Delhez, scelta da Papa Francesco come immagine augurale per la Pasqua 2017

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