LaParteBuona.it
Lapartebuona.it è il sito internet del SAB della Diocesi di Perugia-Città della Pieve. È utilizzato per diffondere tutte le attività che vengono organizzate e svolte dall’Apostolato Biblico di Perugia-Città della Pieve.
Perchè "La Parte Buona"?
Il significato del nome del sito, “la parte buona” deriva da una pagina del Vangelo secondo Luca (Lc 10,41-42): [41] Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, [42] ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte buona, che non le sarà tolta».
Cosa raccoglie il sito?
Nel sito si trovano tutti i contributi (testo o audio o video) degli oratori che sono intervenuti durante gli incontri dei vari cicli del SAB; si trovano anche i commenti alle lettura della domenica e alle festività religiose. Si trovano inoltre dei testi di commento alla Parola attraverso l’arte . Con la ricerca guidata è possibile accedere ai commenti ai singoli libri della Bibbia. Si trovano infine articoli non legati a tematiche specifiche (articoli da vedere). Intervengono spesso autori noti al grande pubblico.
Il significato del nome del sito, "la parte buona"
Deriva da una pagina del vangelo secondo Luca, al capitolo decimo (Lc 10,38-42): 38Mentre erano in cammino, (Gesù) entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Gesù si rivolge a Maria, sorella di Marta, parlando di una “parte buona” che non le sarà tolta. La versione ufficiale del vangelo di Luca della Conferenza Episcopale Italiana sceglie di tradurre con “parte migliore”. Come notato recentemente da un esegeta, Matteo Crimella, che ha commentato Luca, in questo modo si introduce una comparazione (poiché migliore suppone qualcosa di meno buono), che invece era assente anche nell’antica e prestigiosa traduzione della Vulgata di san Girolamo, dove si legge che Maria ha scelto la parte optimam («Maria optimam partem elegit»), in quanto optimus è superlativo di bonus (e non comparativo, che è invece melior).
L’aggettivo greco che usa Luca è hagathèn, da hagathós, “buono”, che nel Nuovo Testamento «designa innanzitutto l’incomparabile bontà che contraddistingue Dio nella sua essenza, o la sua volontà, il suo comandamento, il “conforto eterno” e la “buona speranza”, che Dio ha dato alla comunità e che qualifica la sua consolazione, e ogni dono buono, ogni regalo che discende dall’alto, dal “Padre dei lumi”» (Balz-Schneider), ma può avere un uso anche vario, come appunto per «la parte buona che Maria ha scelto (Lc 10,42)» (ibid.). Naturalmente si può discutere ogni traduzione, e infatti un altro esegeta di Luca come Gerard Rossé, che pure traduce la frase di Gesù con “parte buona”, aggiunge che «probabilmente il positivo “la parte buona” sta per il superlativo: la parte migliore, secondo l’uso semitico ed ellenistico», proprio come ritiene anche Joseph Fitzmyer, che afferma la stessa cosa, e traduce “la parte migliore”, perché nel greco ellenistico il grado positivo dell’aggettivo (“buono”) è usato sia per il superlativo sia per il comparativo (in disuso).
Ma allora qual è l’esatta traduzione per dire la scelta di Maria rispetto a quella di Marta, sua sorella? Difficile dirlo, più importante sottolineare che «l’ascolto della parola di Gesù, la totale disponibilità alla venuta del Regno di Dio, è ciò che importa; tutto il resto non viene condannato, ma relativizzato» (Rossé).
Leggere e ascoltare la parola di Gesù comporta doverla tradurre bene e comprenderne il senso. Questa breve discussione che trae origine dalla nota pagina biblica di Lc 10,38-42 e dal nome di questo sito internet che la rievoca, ci dice che tutto ciò non è affatto scontato, e richiede impegno e dedizione. Il premio per chi sceglie questa parte buona è però grande.
Luca infatti vuole sottolineare come lo stare ai piedi di Gesù per ascoltare la Sua parola sia davvero buono, e un bene, il modo per poter ricevere un dono. Riprendendo ancora Matteo Crimella, possiamo sottolineare che Maria non ascolta semplicemente Gesù, ma la sua parola, e questo è significativo soprattutto per il lettore di oggi: «Il lettore non può più accogliere Gesù sotto il tetto della propria casa. Ma proprio per questa ragione il narratore annota che Maria “ascoltava la sua parola” (v. 39) invece di dire, con maggiore naturalezza, che “Maria lo ascoltava”. Tale sottile ma sostanziale differenza invita il lettore a riconoscere che la medesima esperienza di Maria è possibile a lui, molti anni dopo la morte e la risurrezione di Gesù, nella vicenda di fede cui è stato iniziato. Se, infatti, l’ascolto diretto di Gesù è negato al lettore, in quanto esperienza legata alla presenza storica del Nazareno, non gli è invece sottratto l’ascolto della sua parola, accessibile per mezzo della mediazione del testo composto sulla base della trasmissione dei testimoni divenuti ministri di quella medesima parola (cfr. Lc 1,2)».
Giulio Michelini
Bibliografia citata
- J. Baumgarten, «Agathos», DENT I, 11-18.
- M. Crimella, Luca. Introduzione, traduzione e commento, Nuova Versione della Bibbia dai Testi Antichi, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2015, 205.
- J. Fitzmyer, The Gospel According to Luke X–XXIV. Introduction, Translation, and Notes, AB 28A, New York 1983, 894.
- G. Rossé, Il Vangelo di Luca. Commento esegetico e teologico, Città Nuova, Roma 2001, 414.