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L’apparizione a Maria Maddalena

18/03/2025

Nel Vangelo di Giovanni il racconto dell’incontro di Gesù con le donne dopo la resurrezione (20,11-8) si amplia con la descrizione della seconda visita di Maria Maddalena al sepolcro, dell’apparizione degli angeli e dell’incontro con Cristo creduto “il custode del giardino”. Gesù la chiama “Maria!” ed ella, riconoscendolo, tenta di abbracciarlo; da qui il divieto: Noli me tangere.

Giovanni fa della Maddalena l’unica e incontrastata protagonista degli avvenimenti di quel mattino. E’ lei, da sola, che “quand’era ancora buio” (Gv 20,1) si reca al sepolcro, lo scopre vuoto e va poi ad avvisare i discepoli; quando Pietro e Giovanni corrono a vedere, lei li segue: infatti e lì che piange presso il sepolcro quando essi ne escono e ritornano a casa.

Nell’arte italiana questa iconografia ha uno sviluppo specialmente nel XIV secolo e se allora compaiono ancora gli angeli e il sepolcro vuoto, magari anche con le guardie addormentate, dal XV secolo la scena tende a restringersi ai due protagonisti e si ambienta nel giardino, che diventa poi un pretesto per la descrizione di un microcosmo botanico, come raccomanda Francisco Pacheco del Rio nel suo Arte de la pintura (1649). Cristo con la zappa e il cappello di paglia è rappresentato già dall’XI secolo, ma dal XIII secolo la sua figura si arricchisce anche del mantello e dell’asta crociata della Resurrezione.

Dal punto di vista iconografico esistono due versioni, anche se la seconda e molto più rara:

1. Cristo allontana da sè la Maddalena

2. Cristo tocca la Maddalena sulla fronte.

Cristo allontana da sé la Maddalena

Anche se la traduzione più corretta del Noli me tangere e “non trattenermi”, per secoli e stato
interpretato come “non toccarmi” e a questa traduzione si sono rifatti tutti gli artisti che hanno
affrontato questo tema: Cristo ordina alla Maddalena, che tende le braccia verso di lui, di non
toccarlo e cerca di allontanarsi da lei. Interessante è notare come la veste di Gesù, vincitore della
morte, è cambiata nel corso dei secoli. Nel XIII secolo è drappeggiato in un lenzuolo e ha in mano
la croce astata, nel XIV secolo appare in similitudine hortulani, con in testa un largo cappello di
paglia e, in mano o su una spalla, una vanga da giardiniere che mal si accorda con la sua aureola e
con lo stendardo della Resurrezione che dal XV secolo tiene spesso contemporaneamente.

Questo travestimento è sottolineato dalla maggior parte degli artisti, talvolta anche con un realismo di
dubbio gusto, come Nicolas Poussin che ci mostra Gesù che appoggia il piede sul ferro della vanga
per dissotterrare delle carote.

Nicolas Poussin (1653) Prado, Madrid

Nel duomo di Monreale (XII sec.), invece, si può ammirare una versione molto originale di questo tema. Infatti, mentre Cristo al centro è ritratto come di consueto nell’atto di allontanare la Maddalena, la scena si arricchisce di un’altra figura femminile inginocchiata, che l’iscrizione sovrastante individua come ‘Maria Jacobi’, cioè quella Maria madre di Giacomo che, secondo l’evangelista Matteo, insieme a Maria di Magdala ebbe il privilegio del primo incontro col Risorto. Non si sa per quale motivo si scelse di fare questa inedita integrazione del racconto di Giovanni con quello di Matteo, ma certo è stata una volontà ben chiara, perchè sono state corrette anche le parole di Cristo trascritte in alto, non più al singolare ma al plurale (nolite me tangere anziche noli).

Il Noli me tangere è stato molto rappresentato anche nelle miniature dei Salteri e degli Evangeliari a partire dall’XI secolo fino al XV secolo e generalmente l’iconografia ripete modelli analoghi con le sole figure di Gesù e Maria Maddalena che fanno un gesto l’uno verso l’altra ma senza toccarsi: Gesù risorto mostra le mani, i piedi e il fianco con i segni della Passione e Maria è spesso inginocchiata davanti a lui. C’è sempre la presenza di almeno una pianta per indicare il giardino della resurrezione. Tra queste miniature due sono in particolar modo interessanti: nella più antica, il Salterio di Hildesheim (1015), Cristo appare in una mandorla dorata e a fianco la tomba vuota è rappresentata dal tempietto che richiama il Santo Sepolcro, dove si vedono le bende abbandonate, incorniciato da due alberi con le foglie d’oro, allusione alle piante del Paradiso.

Salterio di Hildesheim (1015), Museo della Cattedrale, Hidelsheim

Invece nel Salterio di Oswald o Ramsey Psalter (1315) sono posti a confronto due episodi che sembrano in contraddizione fra loro: da un lato la Maddalena che cerca di toccare Cristo, che però la allontana, e dall’altro Tommaso, che è invitato proprio da Cristo a mettere la sua mano nel costato.

Giotto, Cappella della Maddalena (1305) Basilica inferiore di S.Francesco, Assisi

Un doppio episodio è raffigurato da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova (1303-1305): a sinistra c’è il sepolcro vuoto, indicato da uno degli angeli seduti sopra, con le guardie addormentate, a destra la Maddalena inginocchiata, che tende le mani verso Cristo trionfante con il vessillo crociato su cui si legge l’iscrizione vi[n]ci/tor mor/tis. Eloquente è il gesto del Risorto che le dice di non toccarlo. Le rocce dello sfondo declinano verso sinistra, dove avviene il nucleo centrale dell’episodio. Giotto ripropone la stessa iconografia anche nella Cappella della Maddalena nella Basilica inferiore di Assisi con qualche piccola variante: innanzitutto Cristo non porta il vessillo, ma è dentro una mandorla di luce, poi uno degli angeli, invece di indicare il sepolcro, indica la Maddalena, che è sempre riconoscibile per la veste rossa. Inoltre l’ambiente, per quanto roccioso, è arricchito da alberi e piante che richiamano il giardino e infine, sopra Cristo, due angeli in volo indicano a Maria che deve andare a dare l’annuncio ai discepoli.

Beato Angelico, invece, in uno degli affreschi nel convento di San Marco a Firenze (1440) dipinge Gesu avvolto in una splendida veste bianca, ma con la zappa sulla spalla, che sembra ‘leggero’, quasi a sfiorare il prato, e prende le distanze dalla Maddalena, la quale si inchina tentando di abbracciare il Maestro. Il prato è cosparso di fiori simbolici, bianchi e rossi che, al di là delle specie naturalistiche, richiamano l’Incarnazione e la Passione, entrambe avvenute in primavera. La scena si svolge dentro un giardino recintato, un hortus conclusus, un richiamo all’Eden ritrovato dove Cristo è il nuovo Adamo; sullo sfondo gli alberi sempreverdi, simbolo di vita eterna, sono una palma, un cipresso, un olivo e un pino, cioè gli stessi legni con i quali, secondo la tradizione è stata fatta la croce e che l’Angelico raffigura in molte sue opere. In particolare il cipresso viene associato all’immagine di Cristo risorto per la sua caratteristica di puntare verso il cielo.

Beato Angelico, Convento di San Marco (1440) Firenze

Ricordano l’Angelico anche i cipressi raffigurati da Botticelli (1493) entro un giardino murato: la scena è molto semplice, ma da quell’hortus conclusus bisogna uscire per andare ad annunciare la buona notizia, perchè dietro l’arcata del muro un nuovo mondo la attende. L’episodio è interpretato da Hans Holbein il giovane (1524) come un incontro puramente casuale proprio all’uscita del sepolcro, dove una forte luce fa intravedere gli angeli che hanno rimosso la pietra. La giovane con la mano sinistra tiene stretto un vaso con gli oli, ma allunga il braccio destro per toccare Gesù, che però alza le mani per impedirle di avvicinarsi. Sullo sfondo Pietro e Giovanni  tornano dal sepolcro.

Hans Holbein il Giovane(1524)Hampton Court Palace

Nel corso dei secoli questo incontro fortemente emotivo e personale ha fornito numerosi spunti interpretativi e ha coinvolto anche tutti i più grandi artisti di ogni epoca, italiani e stranieri, tra i quali possiamo citare Veronese, Andrea del Sarto, Pontormo, Mantegna, El Greco, Rembrandt, Schongauer

Martin Schongauer (1473( Musée d'Unterlinden, Colmar

e Bruegel, che talvolta hanno realizzato più opere sullo stesso tema. Tra questi anche Agnolo Bronzino, che in una tavola del 1561 ambienta l’episodio in un paesaggio naturale, su un terreno cosparso di fiori. Sullo sfondo sono raffigurati un centro abitato e una montagna, il Golgota, con sopra le tre croci. Una novità è la presenza, dietro alla Maddalena, di due donne, forse Maria madre di Giacomo e Salome che con lei sono andate al sepolcro, come si vede all’interno di un edificio in alto a destra della scena, dove è presente anche un angelo.

Salvador Dalì (1969)

Anche Salvador Dalì (1969) non si è sottratto alla suggestione di questo incontro, che ha interpretato in una tela a prima vista difficile da leggere, ma che poi a poco a poco diventa sempre più chiara. Le figure di Maria e Gesù sono riunite in una grande curva e solo le rispettive teste appaiono ben definite: la Maddalena si sta aggrappando al suo Signore e sta cercando di toccargli il viso, mentre lui sembra afferrarle delicatamente il polso.

Cristo tocca la fronte della Maddalena

Tutte le opere sul soggetto del Noli me tangere evitano di rappresentare il contatto tra Cristo e la Maddalena, ma Hans Memling infrange il canone e Gesù tocca la testa della donna nel retablo Le sette gioie di Maria (1480). Cristo è coperto da un mantello rosso che lascia intravedere il costato ferito, come prova che quel corpo, che ha subito la Passione, è davvero risorto, e il suo capo e circondato di una luce che irradia attorno a sè. Impugna e si appoggia al pastorale, che termina con la croce, e benedice la Maddalena tracciando un piccolo segno di croce sulla sua fronte. Tra loro c’è un albero attorno al quale volano degli uccelli: è un riferimento all’Albero della Vita, all’Eden ritrovato, ma è anche un richiamo al legno della croce. Le due donne sullo sfondo sono le altre Marie, ancora ignare dell’accaduto. La città che si intravede sulla destra è Gerusalemme; nel dipinto a tutta grandezza si può infatti osservare anche la scena della Pentecoste, che ha luogo nel Cenacolo, appunto dentro il perimetro della città.

Hans Memling (1480) Alte Pinakothek, Monaco di Baviera

Questa particolare iconografia con Cristo che tocca la fronte di Maria Maddalena è nata in seguito a una leggenda domenicana del XV secolo, secondo la quale la Maddalena stessa avrebbe rivelato a Carlo II d’Angiò l’episodio. Nella basilica di Santa Maria Maddalena a Saint-Maximin-la-Sainte-Baume, in Provenza, si conserva la reliquia di un frammento del suo teschio, su cui sarebbe rimasta

impressa l’impronta delle dita di Cristo. Successivamente altri artisti hanno ripreso questa immagine, talvolta unendola ad altri episodi legati alla Resurrezione. Fra Bartolomeo (1506), ad esempio, mostra sullo sfondo, ai lati dei due protagonisti, da un lato Cristo che sorge dal sepolcro e dall’altro lato l’incontro con i discepoli di Emmaus, mentre BernardinoLuini (1520) pone alle spalle di Cristo e della Maddalena Pietro e Giovanni che stanno tornando dopo aver trovato il sepolcro vuoto, discutendo fra loro.

Bernardino Luini (1520) Pinacoteca Ambrosiana, Milano

Interessante è anche l’operadi Lavinia Fontana, legata alla cultura gesuita e fra le poche donne presenti nel panorama artistico dell’epoca: nel 1581, nel pieno della Controriforma, sceglie con determinazione di proporre questa nuova lettura del Noli me tangere allontanandosi dalla tradizione. Anche nella sua tela c’è una contaminazione con il Vangelo di Matteo, poichè sullo sfondo si vede la stessa Maddalena con l’altra Maria al sepolcro sorvegliato da un angelo.

Lavinia Fontana (1581) Galleria degli Uffizi, Firenze

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