Il Risorto vivo alla cena di Emmaus - Un contributo di Micaela Soranzo
IL RISORTO VIVO ALLA CENA DI EMMAUS
“Rimani con noi, Signore, perché si fa sera” (Lc.24,29)…Ed egli accettò. Di lì a poco, il volto di Gesù sarebbe scomparso, ma il Maestro sarebbe ‘rimasto’ sotto i veli del ‘pane spezzato’, davanti al quale i loro occhi si erano aperti” (Mane nobiscum Domine 1).
Nella Lettera apostolica per l’Anno dell’Eucarestia, Giovanni Paolo II affermava che l’immagine dei discepoli di Emmaus si prestava bene ad orientare un anno che avrebbe visto la Chiesa impegnata a vivere il mistero dell’ Eucaristia (MnD 2). Infatti “la frazione del pane – come agli inizi veniva chiamata l’eucarestia – è da sempre al centro della vita della Chiesa” (MnD 3).
Per questo motivo tutta l’iconografia cristiana ha spesso associato il racconto della “Cena di Emmaus” alle altre Cene di Gesù nei cicli che comprendono ‘Il pasto in casa di Simone il fariseo”, “Le Nozze di Cana” e “L’Ultima Cena”.
Gesù, dopo la resurrezione, appare ai discepoli in diverse occasioni, per confermare agli uomini che ha trionfato sulla morte, ma l’apparizione ai discepoli di Emmaus è riportata solo dal Vangelo di Luca (Lc.24,13-35), poichè Marco non ne fa che una breve allusione (Mc.16,12).
L’iconografia cristiana ha tratto da questo racconto due scene principali, che possono essere unite o più spesso separate: l’Andata in Emmaus e la Cena in Emmaus.
Nella decorazione plastica del Coro di Notre-Dame a Parigi (XIV sec.), sono rappresentati i due momenti dell’Incontro dei due discepoli con Gesù e la Cena alla locanda. In questa scena Gesù ha il dito sinistro alzato e anche il gesto della mano destra ci fanno capire che è nel momento in cui sta cercando di spiegare le Scritture. I due viandanti hanno la borsa e il bastone del pellegrino. Anche la differenza del piano d’appoggio dei personaggi, con delle allusioni a degli elementi vegetali, ci fa capire che la prima scena si svolge in pianura, mentre la seconda scena è situata in un luogo elevato. All’interno della locanda Gesù si fa riconoscere, ed ecco quindi che viene rappresentato con l’aureola, mentre uno dei viandanti ha le mani giunte in preghiera. Raramente si aggiungono a questi due episodi la Scomparsa di Gesù dal convito e l’Annuncio della Resurrezione a Pietro.
Uno dei rari esempi di raffigurazione completa del racconto lo troviamo nei mosaici del duomo di Monreale.
La narrazione si sviluppa in quattro scene completate dalle rispettive didascalie.
- Qui sunt hii sermones quos confertis ad invicem ambulantes et estis tristes: Cristo è raffigurato con l’immagine tipica del Risorto, mentre la mano alzata di uno dei due discepoli manifesta il loro stato di prostrazione causato dalla morte del Maestro.
- 2. Cognoverunt eum in fractione panis: Cristo, a mensa, è vestito con mantello e tunica a maniche corte. Con la mano destra proferisce parola, con la mano sinistra tocca il pane e lo benedice.
- Nonne cor nostrum ardescerat in nobis de Iesu?: la gestualità dei due discepoli mostra tutto il loro stupore.
- Regressi in Hierusalem duo discipuli invenerunt congregatos Undecim dicentes quod* Surrexit Dominus vere et apparuit Symoni: Pietro e Giovanni sono sempre raffigurati in primo piano, nel gruppo dei discepoli.Nell’iconografia dell’Incontro sulla strada di Emmaus, Gesù risorto appare ai due discepoli, che camminano verso la città, non sotto l’aspetto di un giardiniere, come con la Maddalena, ma vestito con un saio di pelle d’animale, con il bastone e la bisaccia: da qui ha origine la rappresentazione del ‘Cristo pellegrino’. Questa immagine nasce dal passo di Lc.24,18 dove uno dei discepoli, chiamato Cleopa, domanda a Cristo: “Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! (Tu solus peregrinus es in Jerusalem) Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?”Nel linguaggio medievale ‘forestiero’ è sinonimo di ‘pellegrino’, ma quello che è più difficile spiegare è perché anche i due discepoli vengono spesso trasformati in pellegrini, tanto da essere soprannominati ‘I pellegrini di Emmaus’. Allo stesso modo il borgo di Emmaus è qualificato dalla Vulgata come ‘castellum’ e molti artisti medievali, per fedeltà al testo, lo rappresentano sotto l’aspetto di un castello fortificato, come possiamo vedere in una tavoletta d’avorio del IX secolo.
- Tra i primi esempi iconografici vi sono il mosaico di S.Apollinare Nuovo a Ravenna (VI sec.), l’affresco di S.Angelo in Formis (XI sec.) e il Salterio di S.Albano di Hildesheim del XII sec., dove si vede uno dei discepoli mostrare a Cristo il sole che discende all’orizzonte per invitarlo a restare con loro: Mane nobiscum. L’episodio è spesso a sua volta suddiviso in due scene distinte, l’Incontro di Gesù con i due discepoli e il loro Cammino verso Emmaus, come nel bassorilievo di Guido da Como, che decora il coro di S.Bartolomeo in Pantano (PT). In una lunetta della cattedrale di Vézelay, invece, vediamo i tre momenti della storia: l’Incontro sulla via di Emmaus, la Cena alla locanda e il Ritorno a Gerusalemme. Si nota prima di tutto Gesù, in piedi, che si avvicina ai due viandanti, poi nella locanda, rappresentata da una struttura a volta, è seduto in mezzo a loro e spezza il pane dell’Eucarestia, e infine si vedono i due uomini che ritornano sui propri passi.
Come gli attori del dramma sacro, i due discepoli hanno un tascapane. Anche in un pilastro del chiostro di Saint-Trophine ad Arles i discepoli hanno il tascapane e un berretto a punta tipico dei viandanti medievali, mentre Cristo, a capo scoperto e piedi nudi, tiene il bastone e la bisaccia del pellegrino. In un bassorilievo del chiostro di S.Domingo di Silos, che si trova in Castiglia lungo il ‘Camino de Santiago’, è Gesù stesso che porta un berretto da viaggio e la bisaccia, che tiene a tracolla, è decorata con la conchiglia compostellana.
Infatti nel Medioevo il dramma liturgico assume un ruolo sempre maggiore nella celebrazione delle festività più importanti. Già dal X sec. vengono rappresentate in molti luoghi delle versioni drammatizzate dei racconti della Bibbia e spesso, nell’adattare il testo, sono introdotti personaggi non nominati nella Scrittura, che potevano avere un significato simbolico essendo, ad esempio, prefigurazioni dell’Antico Testamento all’interno del Nuovo Testamento. E’ chiaro, quindi, che gli artisti, assistendo fin da bambini a queste rappresentazioni, ne riprendessero e rielaborassero gli elementi principali al momento di tradurre in immagini i temi biblici. In età romanica, quindi, anche l’abbigliamento dei personaggi risente della drammaturgia sacra e in questo caso i discepoli, e a volte Cristo stesso, portano, come gli attori, l’abito dei pellegrini di Compostela.
Generalmente, però, viene rappresentata solo la Cena alla locanda o Frazione del pane, che evoca l’Ultima Cena, anche se il numero dei commensali è ridotto a tre e dove Cristo risorto si rivela alla ‘fractio panis’.
La Cena di Emmaus è stata molto raffigurata non soltanto sui capitelli romanici e sui portali della cattedrali, come a Chartres, dove si mette in evidenza che la sorpresa dei due pellegrini è così forte che si tengono con una mano alla tavola, ma in tutte le epoche è stato interpretata da grandi artisti: da Duccio di Buoninsegna al Beato Angelico, che veste i due discepoli con l’abito dei domenicani, da Carpaccio a Pontormo, da Velazquez a Rembrandt, da Rubens a Delacroix, fino alle opere del XX sec., da Maurice Denis a Rouault, da Annigoni a Sieger Koeder a Marko Rupnik, che raffigura il momento della Cena in molte sue opere.
Allo stesso modo dell’Ultima Cena, di cui è la riproduzione in miniatura,
la Cena di Emmaus è concepita dai pittori sia come una comunione eucaristica unita a una ‘scena di riconoscimento’, come per Rembrandt, sia più volgarmente come una semplice ‘scena di genere’ senza alone di mistero, sotto l’aspetto di un pasto di tre pellegrini. Il pasto è generalmente all’interno di una casa e solo raramente è ambientata all’aria aperta sotto un pergolato.
All’esterno lo raffigura Jacopo Cristobaldi, che nella sua tela presenta i due momenti principali del racconto: l’incontro e il viaggio ad Emmaus in lontananza, e la Cena in primo piano. Gesù porta a tracolla la bisaccia del pellegrino, ma ha già l’aureola, perché è colto nel momento in cui si sta rivelando; infatti ha la mano destra alzata e sta per compiere il gesto di benedizione del pane. La tessa tovaglia bianca è quasi un richiamo all’alla mensa dell’altare. I due viandanti mostrano due diversi atteggiamenti: quello più giovane a destra fa un gesto di stupore, mentre quello a sinistra sembra si stia per alzare di scatto dalla sedia, per la sorpresa, ma forse anche per il timore. In questo dipinto c’è già l’aggiunta di un quarto personaggio testimone della scena, il giovane servitore della locanda.
Dal punto di vista della composizione, già a partire dal XVI sec., vi sono numerose varianti: spesso, infatti, il gruppo diventa quaternario per la presenza di un servitore, come nella tela di Caravaggio alla National Gallery di Londra o di Carpaccio nella chiesa di S.Salvatore a Venezia, dove sono
raffigurati cinque personaggi, mentre in una tavola di Jean François (1649) al museo di Tolosa, si contano già quattro servitori più tre commensali. Jacopo da Bassano introduce nella composizione dodici figuranti senza contare il cane, spiato da un gatto, che rosicchia un osso sotto la tavola; per un moltiplicarsi di personaggi secondari, vere e proprie comparse, si giunge alla tela di Veronese al Louvre, che mostra addirittura diciassette personaggi.
Il tema è molto diffuso nel XVII e XVIII sec. poiché rimanda all’Eucarestia, per la quale vi era grande considerazione in tutte le opere di carattere agiografico; inoltre, come gli altri soggetti di Cene, anche questo è stato molto utilizzato, nella stessa epoca, per decorare i refettori monastici.
Con il XVII sec., però, Gesù non è più al centro della composizione, ma sta da un lato della tavola; restando comunque il personaggio principale, grazie al chiaroscuro, che concentra la luce sul suo volto, come nelle tele di Tiziano e Caravaggio, che affronta tre volte questo tema. In particolare, sulla tela di Londra, presenta oltre ai personaggi evangelici, anche un oste non citato da Luca, in alternativa o insieme a un servitore. Sulla tovaglia bianca sono messi bene in evidenza, fra le altre vivande, il pane e il vino, perciò il tavolo della locanda di Emmaus si trasforma in un altare dove si celebra il sacrificio eucaristico. Interessanti sono anche i diversi atteggiamenti dei due discepoli; uno fa un gesto di stupore, che può essere letto come un’imitazione di Gesù in croce, secondo il concetto dell’immedesimazione del fedele con Cristo, l’altro, invece, scatta in avanti e si appoggia ai braccioli della sedia come per alzarsi: Caravaggio vuole alludere alla prontezza con cui si deve rispondere al richiamo di Gesù. La conchiglia appuntata sul petto identifica il discepolo come un pellegrino di Santiago, ma è anche l’attributo di chi si mette in viaggio per fede.
Contrariamente alle prime due raffigurazioni, la Scomparsa di Cristo è un’immagine molto rara. La più antica è del XII sec. e si trova in una miniatura del Salterio di S.Albano di Hildesheim: qui i due discepoli, tenendo nella mano il loro pezzo di pane, guardano con stupore il posto vuoto di Cristo, di cui si vedono in alto i piedi. In un incisione francese del XVIII sec., invece, è raffigurato Cristo che scompare dopo il pasto, come l’Angelo guardiano dopo aver presentato ai suoi parenti il giovane Tobia (Tb.12,17-22), mentre in una tela della stessa epoca al museo di Augsburg, si vede Cristo che si volatilizza come un fantasma evanescente.
Il momento della scomparsa lo ritroviamo, poi, in una tela di Sieger Koeder.
Ancor più rara è l’immagine dei Discepoli di Emmaus che annunciano la Resurrezione a Pietro. Questa è la replica della scena dove le Pie Donne annunciano la Resurrezione agli apostoli.
L’arte contemporanea continua a misurarsi con questo soggetto, ma per lo più l’iconografia si rifà all’essenza del tema, presentando sola la Cena alla Locanda e solo i tre personaggi lucani.
Rimane, comunque, la preoccupazione, presente in tutte le epoche, di provare, mostrando Cristo a tavola, che non si tratta di uno spettro, uno spirito, ma un uomo risorto in carne ed ossa.