
Il libro di Tobia nell'arte: un contributo di Micaela Soranzo
La storia del giovane Tobia è narrata nell’omonimo libro e racconta la storia di una famiglia ebrea della tribù di Neftali, composta dal padre Tobi, la madre Anna e il figlio Tobia o Tobiolo.
Nel corso delle varie vicende Tobi perde il suo patrimonio e poi anche la vista. Sentendo approssimarsi la propria fine, decide di mandare il figlio a riscuotere un credito da Gabael, suo parente, ma prima si raccoglie in preghiera. Contemporaneamente viene raccontata la storia di Sara, giovane figlia di Raguele, posseduta dal demone Asmodeo, che uccideva tutti gli uomini con cui lei si univa; pertanto anche Sara, disperata, prega il Signore. Le preghiere di entrambi vengono accolte da Dio, che invia sulla terra l’arcangelo Raffaele che, in veste di guida, inizia con Tobia un viaggio che porterà alla guarigione sia di Sara che del padre (Tob.3,16-17).
Il nome Raffaele, che significa “Dio guarisce”, si contrappone al significato del nome del diavolo Asmodeo “colui che fa perire”. È l'angelo dell’amore sponsale e della salute, è il terzo angelo di cui parla la Bibbia e nel libro di Tobia appare in forma umana col nome di Azaria. Solo al termine della sua missione mostrerà la sua vera identità dichiarando: “Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti a entrare alla presenza della gloria del Signore” (Tob.12,15)
L’iconografia legata a Tobia è molto ricca, ma si limita spesso a una sola figura, quella del giovane che tiene in

mano un enorme pesce che è diventato il suo attributo, come si vede nel capitello di Moissac, uno dei rari esempi di scultura, o con Raffaele accanto o dietro a lui. Gli artisti non seguono alla lettera il testo del libro di Tobia, dove si dice che il giovane grigliò il pesce, lo mangiò con Raffaele e poi conservò il cuore e il fegato fino a Ecbatana, dove se ne servì per esorcizzare Asmodeo, riportando a Ninive solo il fiele, ma lo rappresentano col pesce intero,

permettendosi una licenza iconografica.

Scarsa è la documentazione nell’arte paleocristiana: la prima rappresentazione di Tobia conosciuta è un affresco nella catacomba di Domitilla (III sec.) dove è rappresentato con il pesce nella destra e un bastone nell’altra. Al IV sec. risale un’altra rappresentazione sulla volta di un arcosolio nella catacomba di Trasone, o di Saturnino sulla Salaria nuova, dove Tobia con la mano destra solleva il pesce. L’affresco della catacomba del cimitero dei Giordani sulla via Salaria (IV sec.) introduce la figura dell’angelo ed è la più antica immagine di Raffaele, Tobia e il pesce. Più rare sono le figurazioni plastiche: vi sono alcuni sarcofaghi del IV sec., fra cui il sarcofago di Mas-d’Aire, dove si vede Tobia che estrae dal pesce il cuore, il fegato e il fiele che libereranno Sara e guariranno il padre e questa scena è affiancata a quella di Giona col mostro marino. Tobia, il pesce e l’angelo rappresentano l’anima del defunto nel suo viaggio verso l’eternità, insidiata dal demonio e salvata grazie all’intervento divino per mezzo del suo messaggero, ma la presenza del pesce evidenzia anche un simbolismo battesimale. Dello stesso periodo sono anche due lucerne e un piccolo numero di vetri a fondo dorato. La scena di Tobia salvato dall’arcangelo mentre era stava per essere divorato da un pesce fu, invece, accolta nel repertorio dell’iconografia cristiana piuttosto tardi.
Tutta la storia è anche oggetto di veri e propri cicli narrativi, come quello presente nell’arco del portale del transetto nord della Cattedrale di Chartres: il vecchio Tobia seppellisce un ebreo, diventa cieco; rimprovera la moglie che si è fatta donare un capretto; manda il figlio dal Gabaele e lo benedice prima che parta; il giovane Tobia cammina con l’angelo con in mano un bastone; pesca un pesce nel Tigri; giunge da Raguele, padre di Sara, che lo abbraccia; Tobia e Sara pregano nella camera nuziale; Tobia guarisce il padre cieco. Ma la storia di Tobia è soprattutto illustrata nelle miniature delle Bibbie romaniche, tra cui quelle di Harding, Verdun e Souvigny, in cui vediamo la partenza da casa, la pesca del pesce, il matrimonio e il ritorno.
Nell’Italia del Rinascimento i ricchi mercanti avevano l’abitudine di far dipingere degli ex voto per i figli che partivano per i viaggi di affari, raffiguranti il giovane Tobia protetto dall’arcangelo Raffaele e questo spiega la grande frequenza di questo tema nella pittura italiana del ‘400. Molte sono, pertanto, le opere dei grandi artisti come Botticelli, Pollaiolo, Verrocchio, Filippino Lippi, che trattano il tema con la stessa grazia e una quasi identica iconografia, ma spesso più che un viaggio è un’amena passeggiata nel paesaggio rinascimentale.

Generalmente l’angelo si è già rivelato mostrando le ali, tra l’altro rappresentate con estremo realismo e con un tratto che ne esalta il morbido piumaggio, ma Tobia lo guarda senza però alcuna sorpresa. In un dipinto del Pollaiolo (1470) Raffaele è
rappresentato a sinistra mentre conduce a braccetto Tobia, abbigliato in maniera elegante, con una veste corta, un mantello rosso, alti calzari e un cappello da viaggio, mentre reca in mano il pesce che l’angelo gli ha fatto catturare nel Tigri salvandolo dal morso che l'animale stava per dargli al piede. Davanti a Raffaele incede un cagnolino, citato nel passo biblico come compagno di Tobia, che volle seguirlo nel viaggio.
Nella tela di Tobiolo e l'angelo di Andrea del Verrocchio (1475) l’artista riprende l’immagine del Pollaiolo sia nella rappresentazione della scena, che dell’abbigliamento del giovane, ma qui il ragazzo, oltre al pesce, tiene un foglio che gli ricorda il credito da riscuotere affidatogli da suo padre. Insieme all’arcangelo Raffaele talvolta sono raffigurati anche Michele e Gabriele, come nel dipinto dei Tre arcangeli e Tobiolo di Filippino Lippi (1485), dove i tre arcangeli sono riconoscibili ciascuno per il proprio attributo: Michele ha la spada e un piccolo globo con la croce in mano, Raffaele tiene per mano Tobiolo, che ha con sé il pesce ed accompagnato anche dal cagnolino e Gabriele con il giglio bianco che richiama l’episodio dell’Annunciazione. Francesco Botticini ripropone lo stesso tema con la variante di Michele che, oltre alla spada e al globo, indossa una sfavillante armatura. I tre arcangeli e Tobia sono statti letti anche come prefigurazione del pellegrini di Emmaus che camminano col Cristo risorto.


Il libro di Tobia è stato fonte di ispirazione per la realizzazione di opere di molti artisti europei nel XVI, XVII e XVIII secolo. Nel ‘600 sono le tele di Rembrandt quelle che trattano diversi momenti del racconto, tra cui quella della guarigione, in cui riproduce un operazione di cataratta come veniva fatta all’epoca, e la tela in cui si vede l’angelo che, compiuta la sua missione, vola via, mentre il vecchio Tobia, il figlio e le loro mogli cadono in ginocchio e anche il cane, che si era abituato alla presenza di Raffaele, abbaia quando lo vede sparire.
Nella metà del ‘700 Gianantonio Guardi esegue cinque stupende tele per la chiesa di S.Raffaele Arcangelo a Venezia, mentre il francese Pierre Parrocel, per la galleria dell’Hôtel de Noailles a St.Germain-en-Laye ha dipinto la storia di Tobia in ben tredici quadri. Dall’Ottocento in poi sembra calare un po’ l’interesse degli artisti per il libro di Tobia come fonte ispiratrice di loro opere e nell’arte contemporanea si distingue un quadro dell’artista trentino Paolo Saetti.
In tutti questi esempi viene soprattutto presentata la figura di Raffaele sia come angelo guaritore, sia come protettore dei viaggiatori, sia come protettore dei matrimoni. Questo per essere stato il fautore del matrimonio dei giovani Tobia e Sara che, come quello di Rebecca e Isacco, è visto come prefigurazione del matrimonio della Vergine. Il soggetto ha tre scene: la firma del contratto di matrimonio, il pranzo di nozze e la notte con l’episodio di Asmodeo. Nella miniatura della Bibbia di S.Benigne di Digione (XII sec.) si vede l’arcangelo che lega Asmodeo alla presenza dei due sposi, mentre sul portale nord di Chartres (XIII sec.) Tobia e Sara pregano nella stanza nuziale.
La fortuna del tema è certamente dovuta anche all’interpretazione simbolica, poiché Tobia che ridà la vista al padre è prefigurazione di Cristo che dà la luce agli uomini, mentre il rapporto tra Tobia e l’angelo è stato letto come il rapporto tra l’uomo e il proprio angelo custode e la popolarità di questo soggetto è stata favorita appunto da questo culto.