"La zizzania, il Male e la bontà del creato (secondo Stevenson e Burgess)”
Dall'Osservatore Romano del 20-21 luglio 2020.
La parabola della zizzania narrata nel tredicesimo capitolo del vangelo di Matteo è stata quasi sicuramente fonte spirituale di ispirazione per la creazione di due romanzi che hanno dato vita a due veri e propri miti letterari.
Si tratta de Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mister Hyde scritto nel 1886 dallo scozzese Robert Louis Stevenson e Un’arancia meccanica, composto nel 1962 dal cattolico inglese Anthony Burgess. Le due storie infatti si assomigliano ed entrambe ricordano per certi aspetti il testo del vangelo. Al centro della vicenda che vede protagonista il giovane e brillante Henry Jekyll c’è il tema dell’ambiguità dell’essere umano, della sua duplicità: vi è un naturale sdoppiamento, ci dice Stevenson, che caratterizza ed è presente in ogni essere umano e che, nel romanzo, si configura come una rottura dell’integrità della persona, come la scissione del Bene dal Male e, in definitiva, come lo sdoppiamento della stessa coscienza umana.
Jekyll, animato dalle migliori intenzioni, cercherà di dividere e separare le due spinte opposte che muovono e lacerano l’animo umano ma la sua si rivelerà un’illusione disastrosamente prometeica, proprio come quella dei medici e dei politici di Un’arancia meccanica. Il romanzo distopico di Burgess racconta la storia di Alex, il capo dei Drughi, una banda di ragazzi che trascorre le notti a rapinare e torturare persone nelle loro case, a pestare barboni e a scatenare feroci lotte con bande rivali finché non viene arrestato e incarcerato.
Per uscire prima di prigione Alex si sottopone ad un innovativo programma di “rieducazione”, il Programma Ludovico e, nel giro di due settimane, viene completamente manipolato al punto che ogni volta che sente l’istinto della violenza nel suo organismo scatta automaticamente una sensazione di soffocamento, nausea e dolore che lo inibisce impedendogli ogni azione violenta. Tra gli applausi della scienza e della politica, Alex esce dal carcere come simbolo della vittoria definitiva contro il male che si annida nel cuore umano.
Il dottor Jeckyll e i medici di Un’arancia meccanica sono mossi dalla stessa intenzione che muove i servi zelanti della parabola della zizzania i quali, di fronte allo scandalo del male rappresentato dallo spuntare dell’erba cattiva, chiedono al padrone del campo: «Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?». Il Male desta sempre scandalo, dolore, sdegno. Mosso dal medesimo sdegno il dottor Jekyll si illude di cancellare e controllare il male per via scientifica; purtroppo non ricorda la risposta che il padrone del campo dà nella parabola: «No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano». E così il “grano”, la vita stessa di Jekyll finisce per essere sradicata, distrutta e anche il giovane Alex, proprio come Jekyll, finisce per “morire” cioè a non essere più un vero essere umano perché “sradicato” insieme al male.
Tra il testo di Matteo e i due romanzi anglosassoni in mezzo c’è la lezione dell’ottimismo realista di san Tommaso d’Aquino e prima ancora quella di sant’Agostino e la sua opposizione all’eresia manichea per cui il mondo è facilmente divisibile tra i Buoni e i Cattivi, i Bianchi e i Neri. Il vangelo, Agostino e questi romanzieri d’oltremanica ci ricordano che tutti gli uomini sono “grigi”, cioè liberi. Essi sono creati buoni, come il grano della parabola, ma macchiati dal virus del peccato originale, un virus che non ha una consistenza propria, ma è, per dirla con Agostino, una privatio, una mancanza del Bene. Il diavolo infatti non può creare nulla, ma solo corrompere qualcosa che è stato già creato da Dio e che, quindi, «è buono» come racconta il primo capitolo della Genesi.
Lo spiega bene un altro autore britannico, il londinese G. K. Chesterton nel suo saggio biografico su san Tommaso d’Aquino: «Il fatto che “Dio guardò tutte le cose e vide che erano buone” contiene una sottigliezza che sfugge al normale pessimista, forse troppo frettoloso per farci caso. È la teoria che non esistono cose sbagliate, ma solo modi sbagliati di usare le cose. Se volete, non ci sono cose cattive, ma soltanto cattivi pensieri e soprattutto cattive intenzioni (...). Si possono avere tuttavia cattive intenzioni riguardo a cose buone; e le cose buone, come il mondo e la carnalità, sono state travisate da una cattiva intenzione che si chiama diavolo. Ma il diavolo non può rendere cattive le cose; esse restano com’erano il giorno in cui sono state create. L’opera del cielo è stata soltanto materiale: la creazione di un mondo materiale. L’opera dell’inferno è soltanto spirituale».
Ogni passo del Vangelo contiene “un vangelo”, cioè una buona notizia e qui la notizia è buona in modo particolarmente potente (la realtà materiale è buona perchè creata da Dio), così potente da continuare nei secoli a sviluppare i suoi effetti, compreso quello di ispirare gli artisti che in quanto umani non possono non interrogarsi sul mistero dell’esistenza e quindi anche sull’enigma del male.
Andrea Monda