lapartebuona.it è un progetto del 
Seguici su

DIALOGO EBRAICO-CRISTIANO 2021. Conferenze via web. Sussidio CEI. Un intervento del Presidente della Federazione delle Amicizie Ebraico-Cristiane. Rassegna stampa.

15/01/2021

L'incontro del 17 gennaio: Massimo Giuliani, Ester Abbattista, Iaia Vantaggiato

Il sussidio CEI: Sussidio CEI QoheletSussidio CEI Qohelet stampabile

Rassegna stampa (per altra rassegna vedi la sezione sopra, "rassegna biblica":

N. Hoffmann, Combattere insieme l'antisemitismo, Osservatore Romano 16 1 2021

Spreafico - La risposta più bella alla pandemia è la fraternità universale - AgenSIR

 

Lo stato del dialogo ebraico-cristiano. Un testo di Marco Cassuto Morselli

Marco Cassuto Morselli, Presidente della Federazione delle Amicizie Ebraico-Cristiane in Italia

Postfazione a: G. Cereti - L. Sestrieri, Le chiese cristiane e l'ebraismo (1947-1982). Raccolta di documenti, Marcianum 2021, 589-594.

Cade quest’anno il 60° anniversario di quell’incontro tra Jules Isaac e Giovanni XXIII, il 13 giugno 1960, da cui per così dire tutto ebbe inizio: Isaac affidò al Papa un dossier che il Papa consegnò al Cardinale Bea, il quale a sua volta lo seguì fino all’approvazione della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate (1965). È bene ricordarlo anche perché la pandemia ha impedito lo svolgimento di molte iniziative che intendevano cogliere l’occasione di questa ricorrenza per un’ulteriore riflessione su quello che sarà il futuro del dialogo ebraico-cristiano nei decenni a venire.

Analoga occasione di riflessione è offerta dalla nuova edizione de Le Chiese cristiane e l’ebraismo 1947-1982, a cura di Giovanni Cereti e Lea Sestieri. Da quando uscì la prima edizione, che inaugurava la benemerita collana «Radici» della Casa editrice Marietti, sono trascorsi quasi quarant’anni e in questo lasso di tempo sono stati pubblicati altri documenti del dialogo ebraico-cristiano. Da parte cattolica i più importanti sono i seguenti: Pontificia Commissione per le Relazioni Religiose con l’Ebraismo, Sussidi per una corretta presentazione degli ebrei ed ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica (1985); Pontificia Commissione Biblica, L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa (1993); Pontificia Commissione per le Relazioni Religiose con l’Ebraismo, Noi ricordiamo. Una riflessione sulla Shoah (1998); Commissione Teologica Internazionale, Memoria e riconciliazione. La Chiesa e le colpe del passato (2000); Pontificia Commissione Biblica, Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana (2001); Gruppo di studio cristiano sulle relazioni ebraico-cristiane, Un obbligo sacro. Ripensare la fede cristiana in relazione al Giudaismo e al popolo ebraico (2002); Pontificia Commissione per le Relazioni Religiose con l’Ebraismo, Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (2015).

Da parte delle Chiese della Riforma abbiamo numerosi documenti[1], tra i quali: Willowbank Declaration on the Christian Gospel and the Jewish People (1989); The Gospel and the Jewish People, An Evangelical Statement (2008); Martin Luther and the Jews (2015); God’s Unfailing Word. Theological and Practical Perspectives (2019). Vi sono state anche alcune Dichiarazioni delle Chiese ortodosse[2].

Da parte ebraica vanno ricordati: Dabberù Emet (Zc 8,16). Una presa di posizione ebraica su cristiani e cristianesimo (2000), documento firmato da Rabbini di diverse denominazioni; Fare la volontà del Padre nostro nei cieli (2015), documento firmato da 28 importanti Rabbini ortodossi; Tra Gerusalemme e Roma. Riflessioni a 50 anni da Nostra Aetate, sottoscritto dalla Conferenza dei Rabbini d’Europa (CER), dal Consiglio Rabbinico d’America (RCA) e dal Rabbinato d’Israele (2017)[3]. Il numero senz’altro minore di testi ebraici si spiega tenendo presente i seguenti fatti: a fronte di due miliardi di cristiani vi sono nel mondo solo circa 17 milioni di ebrei; quella di redigere documenti non è un’abitudine ebraica; manca nell’ebraismo una struttura centralizzata simile al Vaticano. Tuttavia la loro importanza non va sottovalutata.

A motivo della grande rappresentatività dei firmatari di Tra Gerusalemme e Roma, riteniamo opportuno citarne qualche brano: «Noi applaudiamo l’opera dei Papi, dei leader ecclesiastici e degli studiosi che con passione hanno contribuito a questi sviluppi, includendo quanti con forte determinazione hanno proposto il dialogo cattolico-ebraico alla fine del Secondo conflitto mondiale e il cui lavoro collettivo è stato un motore per Nostra Aetate. […] L’evidente trasformazione degli atteggiamenti cattolici verso la Comunità ebraica è esemplificata, in modo impressionante, dalla recente visita di papa Francesco a una Sinagoga, cosa che fa di lui il terzo Papa a compiere un così significativo gesto. Facciamo eco alle sue parole: “Da nemici ed estranei siamo diventati amici e fratelli. È mia speranza che la vicinanza, la mutua comprensione e il rispetto tra le nostre due Comunità continuino a crescere”».

Particolarmente significativa la parte conclusiva del documento: «Nonostante le profonde differenze teologiche, cattolici ed ebrei condividono una fede comune nell’origine divina della Torah e in una redenzione finale, e ora anche nell’affermazione che le religioni devono usare il comportamento morale e l’educazione spirituale – senza ricorso alla guerra, alla coercizione e alle indebite pressioni – per influenzare e ispirare. […] Cerchiamo dunque di approfondire il dialogo con la Chiesa al fine di promuovere la nostra mutua comprensione e far avanzare gli ideali sopra delineati. Cerchiamo di trovare nuovi modi per essere più capaci, insieme, di migliorare il mondo: camminare nelle vie di Dio, nutrire gli affamati e vestire gli ignudi, sostenere le vedove e gli orfani, offrire rifugio ai perseguitati e agli oppressi, e meritare così le Sue benedizioni».

Al di là dei documenti ufficiali – a proposito dei quali c’è da interrogarsi sulla loro effettiva diffusione e conoscenza oltre le ristrette cerchie degli specialisti – di grande efficacia sono stati la visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma nel 1986, dove venne accolto da Rav Elio Toaff, e il suo viaggio in Israele e nei territori dell’Autorità Palestinese nel 2000. Grande emozione suscitò la sua preghiera al Kotel, dove depose un foglietto con queste parole: «Dio dei nostri padri, Tu hai scelto Abramo e la sua discendenza perché il tuo Nome fosse portato alle genti: noi siamo profondamente addolorati per il comportamento di quanti nel corso della storia hanno fatto soffrire questi tuoi figli, e chiedendoTi perdono vogliamo impegnarci in un’autentica fraternità con il popolo dell’alleanza. Per Cristo nostro Signore. Amen». Anche Benedetto XVI e Francesco hanno proseguito su questa strada e le visite al Tempio di Roma e i pellegrinaggi in Israele e nei territori dell’Autonomia Palestinese sono diventati una tradizione.

Annualmente si tengono i Convegni dell’International Council of Christians and Jews (ICCJ), nato nel 1947 in seguito all’Incontro di Seelisberg. Nel 1970 fu creato l’International Catholic–Jewish Liaison Committee (ILC), che si incontra periodicamente: i delegati ebrei vengono designati dai cinque organismi fondatori dell’International Jewish Committee on Interreligious Consultations (IJCIC), nato anch’esso nel 1970, mentre i membri di parte cattolica vengono nominati dalla Santa Sede.

Dal 2002, in seguito allo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede,  hanno avuto inizio i contatti tra la Pontificia Commissione per le Relazioni Religiose con l’Ebraismo e il Gran Rabbinato d’Israele: le due delegazioni si incontrarono a Gerusalemme e da allora si sono tenuti regolari incontri annuali.

In Italia continuano le loro attività le Amicizie Ebraico-Cristiane (presenti a Firenze, Ancona, Roma, Napoli, Torino, Livorno, Romagna e Alto Garda), che sono riunite in una Federazione, che a sua volta aderisce all’ICCJ. Il più importante evento nazionale si tiene nel Monastero di Camaldoli all’inizio del mese di dicembre. Oltre agli incontri organizzati dalle AEC, vi sono altre iniziative di dialogo, come quelle promosse dal SAE, dalle Suore di Sion di Milano, dal gruppo di Sefer, dal gruppo di Qol, dal Centro Cardinal Bea della Pontificia Università Gregoriana, e altre ancora.

Nonostante questo fiorire di iniziative, si ha però a volte l’impressione che lo slancio di quei primi decenni di dialogo ebraico-cristiano sia andato perduto e si rimane dolorosamente colpiti dalla perdurante diffusione delle varie forme di antisemitismo/antigiudaismo e dalla constatazione che per la maggior parte dei cristiani e degli ebrei il dialogo svolge solo un ruolo marginale.

Va dunque salutata con favore la coraggiosa decisione di ripubblicare questa raccolta di documenti, nella speranza che rileggendoli sarà possibile ritrovare lo spirito di quegli anni seminali, e diffonderne maggiormente la conoscenza.

Nella sua Prefazione don Giovanni Cereti parla della «grande conversione nella comprensione dell’ebraismo e nelle relazioni religiose con gli ebrei» e di un «cambiamento straordinario»: si tratta di una vera e propria teshuvah. Tale cambiamento era atteso nell’ebraismo, vorrei qui richiamare le parole di un grande precursore del dialogo ebraico-cristiano, Rav Elia Benamozegh (1823-1900): «Nessun uomo imparziale e ragionevole può non riconoscere e apprezzare come si deve l’alto valore di queste due grandi religioni [il cristianesimo e l’islamismo], e più specialmente del cristianesimo. Non c’è ebreo degno di questo nome che non gioisca della grande trasformazione da esse operata in un mondo che in altri tempi era deturpato da tanti errori e miserie morali. Non si può ascoltare i nomi più venerabili e cari dell’ebraismo, l’eco dei suoi libri sacri, il ricordo dei suoi grandi avvenimenti, i suoi inni e le sue profezie, sulla bocca di tanti milioni di ex-pagani di tutte le stirpi riuniti per adorare il Dio d’Israele nelle chiese e nelle moschee, senza sentirsi penetrati da legittima fierezza, da riconoscenza e amore per il Dio che ha operato così grandi miracoli. Quanto a noi, non ci è ma successo di ascoltare i Salmi di David sulle labbra di un sacerdote cattolico senza provare tali sentimenti. Mai la lettura di taluni passi dei Vangeli ci ha lasciato freddi; la semplicità, la grandezza, la tenerezza infinita che si respira da queste pagine ci sconvolgevano fino al fondo dell’anima, e saremmo stati facilmente conquistati dal fascino di questo libro, se una grazia particolare non ci avesse fatto trionfare sulla stessa grazia, e se tali emozioni non ci fossero state da tempo familiari attraverso gli scritti dei nostri maestri, dell’haggadah soprattutto, di cui il Vangelo non è che un foglio staccato». […] Che importa se le passioni umane hanno congiurato, qui come ovunque, per compiere la loro opera nefasta! Che importa se tra ebrei e cristiani l’odio e i pregiudizi, le debolezze e i crimini hanno scavato un abisso di separazione! Le due religioni in se stesse sono e resteranno sorelle»[4].

La prima Alleanza non è mai stata revocata, disse Giovanni Paolo II a Magonza nel 1980: Ha-Shem è fedele alle sue Alleanze, cerchiamo anche noi di esserlo, contribuendo a preparare quel giorno in cui Egli convertirà i popoli a una lingua chiara «in modo che essi potranno invocare il Nome del Signore servendolo spalla a spalla» (Sof 3,9), diversi ma uniti.

[1] Possono essere trovati nel sito www.ccjr.us curato dal Council of Centers on Jewish-Christian Dialogue.

[2] Anche queste sono riportate  nel sito sopra indicato.

[3] Il link a tutti questi documenti, insieme ad altri materiali, può essere trovato nel Kit formativo preparato dalla Fondazione per le scienze religiose di Bologna all’indirizzo www.pars-edu.it.

[4] E. Benamozegh, Israele e l’umanità, Marietti, Genova 2016, p. 22.

Inserimento contenuto nel sito a cura di LaParteBuona

Articoli correlati